lunedì 21 ottobre 2013

Cosa c’è da sapere prima di dire “bio”

Scelgo bio, compro bio, mangio bio, ma cosa fa si che un alimento possa essere definito biologico? 
Innanzitutto è necessario sottolineare che il termine biologico in campo alimentare si riferisce alla metodica di produzione di un alimento sia in ambito agricolo, sia in ambito di produzione animale destinata a consumo alimentare; ossia, un alimento può essere definito biologico se dal momento della semina fino alla raccolta, per quanto riguarda l’agricoltura e dalla nascita fino al macello, inclusa l’alimentazione dell’animale stesso e le modalità di allevamento (ad esempio per le galline ovaiole,), per quanto riguarda gli animali destinati all’industria alimentare, sono stati rispettati tutti i criteri segnalati dal protocollo del biologico.


Quindi innanzi tutto riscontriamo che biologico non vuole necessariamente dire privo di sofferenza e/o etico, ma sta ad indicare un alimento privo di additivi chimici, preservato solitamente grazie alla lotta integrata (quindi senza uso di pesticidi), coltivato su “terreno pulito” ovvero in un terreno  sul quale non siano stati versati pesticidi per almeno 10 anni (secondo protocollo), non addizionato con conservanti e/o aromi di origine sintetica, non modificato geneticamente.
Se si tratta di materie prime pure, come le verdure o la frutta o i tuberi si fa riferimento al terreno di produzione, ai metodi di coltivazione, al “non uso” di pesticidi, al rispetto delle biodiversità; se invece si tratta di alimenti confezionati, come dolci o preparati per cibi cotti, dadi e quant’altro allora è importante che ogni singolo elemento provenga da una filiera biologica, se così allora anche il prodotto confezionato potrà definirsi biologico.

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