sabato 19 ottobre 2013

La Campania peggio di Fukushima

Tra Caserta e Napoli ogni giorno vengono bruciati materiali nocivi che fanno aumentare tumori e malattie respiratorie. Ma nessuno dice nulla. Per paura che l'allarme faccia crollare i valori di terreni e fabbricati

Caro Roberto, sono Luigi Costanzo un medico di famiglia di Frattamaggiore. Come ben saprai, da circa vent'anni viviamo un dramma che negli ultimi mesi sta assumendo proporzioni catastrofiche: parlo dei roghi tossici».

QUALCHE GIORNO FA IL DOTTOR Costanzo mi ha scritto una lettera, che proverò a sintetizzare. Nei paesi e nelle campagne tra Caserta e Napoli, ogni giorno, vengono incendiati materiali tossici, prodotti di scarto di industrie tessili, di pellame, di cuoio, di amianto e pneumatici. Centinaia di pneumatici. Questi incendi non rendono solo irrespirabile l'aria, ma la rendono soprattutto nociva. «A confronto», dice il dottor Costanzo, «Fukushima con la sua radioattività è un luogo di villeggiatura... e Seveso nel disastro del 1976 fu evacuata per molto meno». Tra i suoi assistiti ha riscontrato un aumento dei tumori. Non solo. Aumenti anche di malattie dermatologiche e respiratorie, di allergie in anziani mai stati allergici, di malattie della tiroide, di broncopatie e malattie intestinali.
Una terra che da decenni viene costantemente violentata nell'indifferenza di istituzioni, forze dell'ordine, magistratura, televisione e stampa, come se i roghi tossici sia impossibile fermarli.


ORMAI È CHIARO A TUTTI CHE i rifiuti che arrivano in Campania, che vengono intombati o incendiati in Campania e che avvelenano gli abitanti della Campania, non sono prodotti solo in Campania. Ci sono inchieste e sentenze che individuano responsabilità e colpe, quindi resta un mistero come mai, questo nostro Paese, continui a ritenere i sacrifici umani di centinaia di migliaia di campani un prezzo accettabile da pagare. Per cosa, ci si domanda? Per quale tornaconto o interesse? Le denunce presentate non si contano più e sono centinaia le segnalazioni che associazioni, comitati e semplici cittadini fanno nel tentativo di dar voce al dramma che si sta vivendo. Usando l'arma dei giusti, la nonviolenza, chi abita nella Terra dei fuochi da anni lotta, da solo, per difendere la salute dei propri figli. Ricordo ancora quando anni fa avevo deciso di attraversare a piedi la terra dei fuochi. Mi ero coperto naso e bocca con un fazzoletto, l'avevo legato sul viso. Camminavo tra le terre divorate dalla diossina, riempite dai camion e svuotate dal fuoco. Ogni qual volta ci sono servizi televisivi e denunce sui territori dei roghi, arrivano alle redazioni e ai singoli giornalisti segnalazioni e lettere infuocate da sindaci e amministratori comunali che non gradiscono che i loro paesi finiscano nella mappa dei comuni inquinati, nella mappa della terra dei fuochi. Le amministrazioni locali, spesso, non affrontano il problema, lo negano contro le proteste degli stessi abitanti. E lo negano per una ragione semplice: dichiarare che il proprio territorio necessita di bonifiche, che è preda di organizzazioni che bruciano rifiuti di ogni tipo per diminuirne la massa, abbasserebbe il prezzo dell'unica risorsa di questi territori: il cemento. Il prezzo delle case crollerebbe e la parte maggiore degli amministratori di queste zone viene eletta dai voti dei cantieri, dei rifiuti, della sanità.

RINGRAZIO IL DOTTOR LUIGI Costanzo, medico di Frattamaggiore. Lo ringrazio per i suoi toni pacati necessari assai più di una generale rabbia, a mostrare come la diffusione di malattie sia un dato inconfutabile dello stato terminale di quella che un tempo era tra le terre più fertili d'Italia. E un dato inconfutabile dell'irresponsabilità e la profonda ignoranza di «mandanti ed esecutori che dopo aver consentito lo scempio non volano via nei Caraibi per respirare aria pulita e mangiare cibi sicuri, ma condividono, invece, il tragico destino dei loro conterranei diventando carnefici e vittime nello stesso tempo». Mi unisco al suo appello, perché questo governo, nelle tante, troppe priorità metta ai primi posti la salute dei suoi cittadini. E con il dottor Costanzo vorrei condividere un desiderio. Recentemente in tv molte persone ci avevano scritto che una parola non avrebbero più voluto sentir pronunciare era la parola "intombato"... aggiungo ora che non vorrei più sentire nemmeno la parola "rogo", seguito dall'aggettivo "tossico".
Fonte http://espresso.repubblica.it 12 luglio 2012 

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