lunedì 28 ottobre 2013

Marmellata bio ritirata in Giappone. I prodotti Rigoni di Asiago sono radioattivi?

La confettura biologica italianaè radioattiva? 
Secondo il distretto Shibuya-ku di Tokyo sì, tanto che il 18 ottobre qui è stato revocato all'importatore MIE PROJECT l'ordine di 5.184 barattoli di confettura di mirtillo bio con scadenza anteriore al 17 ottobre 2015.
Secondo un avviso del Comune di Tokyo, infatti, nel corso delle rilevazioni delle autorità sanitarie locali, è emersa la presenza di Cesio 137 pari a 140 becquerel (Bq) al chilogrammo nelle confezioni di marmellata biologica "Fiordifrutta" ai mirtilli neri prodotte dalla Rigoni di Asiago e importate dalla Mie Project. Tutto parte da un'indagine autonoma condotta dal giornale giapponese Shukan Asahi, che rivela come nella confettura di mirtilli "Fior di frutta" confezionata dall'azienda Rigoni di Asiago ci sia contaminazione da Cesio 137.
I mirtilli analizzati, che sono, come è noto, di provenienza bulgara, contengono 164Bq/kg di cesio-137 nel test commissionato dalla rivista, che fa risalire la contaminazione all'incedente di Chernobyl. 
Per l'Associazione di Volontariato Mondo in Cammino
"questo riscontro pone degli inquietanti interrogativi sulla circolazione degli alimenti radioattivi nella Comunità Europea e, ancor di più, a livello intercontinentale. Il paradosso è che mentre ci preoccupiamo della eventuale provenienza di pesce contaminato dall'Oceano Pacifico giapponese sulle nostre tavole, una contaminazione supplementare va invece ad aggravare la situazione radioecologica dei cittadini giapponesi nel campo della catena alimentare".
Per capire se la contaminazione alimentare è riferita a fallout pregressi, o più recenti, senza doverla sempre ricondurre superficialmente o frettolosamente a Chernobyl, bisognerebbe ora analizzare il rateo fra Cesio 137 e Cesio 134, continua l'associazione, ribadendo di non voler creare nessun allarmismo. Intanto, però, sui social impazza l'allarme. 
L'azienda, dal canto suo, spiega che il problema nasce dalla modifica, da parte del Giappone, dei limiti ammessi per il contenuto di cesio negli alimenti, che è diventata ancor più cautelativa. Tanto per capire l'entità dell'asticella posta dal paese asiatico, fissata a 100 Bq/kg contro il precedente 500 Bq/kg, basterà ricordare che nell'Unione Europea questo limite è di 1250 Bq/kg, mentre negli Stati Uniti è di 1200.E che il lotto in questione (tuttora sotto analisi) si trovava nel deposito in Giappone da più di un anno.
Che cosa è successo, quindi, esattamente in Giappone?
"I fatti sono questi: in Giappone una rivista ha commissionato un'analisi su diversi prodotti, tra cui anche i nostri. In uno dei tanti lotti della nostra confettura analizzati è stata riscontrata una radioattività superiore a quella concessa attualmente in Giappone.In questa vicenda siamo scagionati dal nostro distributore, che non ci ha comunicato i nuovi limiti. In pratica, il problema sollevato circa la radioattività rilevata riguarda direttamente l'abbassamento dei limiti dei prodotti europei venduti in Giappone. Tutto questo, per farla breve, non sarebbe successo se il nostro distributore ci avesse informato, tanto più che il nostro prodotto è a norma per tutti i Paesi del mondo. La frutta impiegata per Fiordifrutta proviene da filiera controllata e su di essa si svolgono costantemente analisi di qualità interne e attività di vigilanza da parte di Autorità. Durante tali analisi non si sono mai verificate non conformità. Da sempre ci impegniamo ad offrire le migliori materie prime biologiche", spiega Andrea Rigoni, amministratore delegato della Rigoni di Asiago spa, a GreenMe.it.
Per l'A.D. la questione è chiara come il sole: il vero problema si nasconde dietro una tacita (ma nemmeno troppo) guerra commerciale che si è aperta tra Europa e Giappone da quando, dopo Fukushima, l'Ue ha deciso di controllare i prodotti nipponici. L'allerta sui frutti di bosco radioattivi di Rigoni di Asiago, quindi, sarebbe ingiustificato.
"Questa è una notizia che crea un allarme inutile, dal momento che le quantità di radioattività sono minime e che, comunque, non ha niente a che fare con la nostra azienda o con la nostra professionalità. O le autorità europee non si sono mai preoccupate della nostra salute, o i livelli di contaminazioni in questione non sono poi così rilevanti. Dal mio punto di vista si tratta di una vera e propria guerra commerciale, che ha preso come pretesto, in questo caso, un nostro prodotto", ci ribadisce Rigoni.
Quali rischi per i consumatori italiani? E' proprio perché i livelli di contaminazione rilevati sarebbero bassissimi che non ci sarebbe nessun rischio, secondo l'A.D.: tutti i mirtilli selvatici dell'azienda, anche quelli venditi in Italia, sono controllati e certificati, anche se arrivano proprio dalla Bulgaria o da altri Paesi dell'est, perché in Italia questo tipo di produzione è insufficiente per coprire il mercato della richiesta, se non praticamente assente.
"Noi su questo siamo sempre stati trasparenti, lo abbiamo sempre comunicato e non è un gran scoop. La nostra scelta delle aree di raccolta viene fatta con molta accuratezza. Selezioniamo solo zone di montagna certificate biologiche, ovviamente, e più pulite. Questo perché il mirtillo di montagna ad altezze superiori a livello del mare contiene molte più sostanze antiossidanti. I nostri mirtilli vengono lavorati direttamente in Bulgaria, in modo da garantire la tracciabilità del prodotto, e nel giro di due giorni sono surgelati", conclude Arrigoni, dicendosi certo che i suoi consumatori continueranno a comprare le marmellate "Fiordifrutta" per la loro qualità e le loro proprietà organolettiche.
Mondo in Cammino sottolinea comunque "la necessità di prevedere a livello preventivo e legislativo una modifica o integrazione di quanto finora previsto e/o esercitato nel campo della normativa sulla radiocontaminazione alimentare, in quanto non è garanzia per la salute dei cittadini il riscontro di livelli di radioattività "di norma" nei vari singoli alimenti eventualmente controllati, perché questo dato "singolo" non può tenere conto dell'effetto cumulativo e "oltre soglia" causato da eventuali altri prodotti alimentari "contaminati" rientranti in un qualsiasi regime alimentare e, soprattutto, non può parametrare - negli indici di soglia massima assunti dalle varie legislazioni - l'effetto cronico delle basse dosi di radiazioni ingurgitate nel tempo". Il problema, quindi, non riguarda tanto le marmellate in questione, quanto tutti i cibi che ingeriamo, che potenzialmente potrebbero essere radioattivi, solo che sotto la soglia europea.
Roberta Ragni

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