sabato 19 ottobre 2013

Volenti o nolenti, ci siamo dentro tutti. Terroni, Polentoni, Leghisti e Meridionalisti. Tutti a rischio. Tutti uguali.

Mini-sondaggio nei supermercati di Umbria e Toscana tra occhiatacce e molti dubbi

venerdì 18 ottobre 2013 - 14:29 
La Terra dei Fuochi è esplosa. Frammenti di consapevolezza si stanno lentamente spargendo per tutto il paese. L’immondizia d’oro è un affare internazionale, troppo lucroso per farsi scrupoli o domande.
A giugno di quest’anno, un altro allarme. Ettore Squillace, magistrato della DDA della Procura di Firenze, ha dichiarato che “in Toscana si svolgono cicli di smaltimento illeciti di rifiuti chimici industriali.
Tutto questo succede qui e ora in questa regione, non in Campania” (LaRepubblica.it).
Volenti o nolenti, ci siamo dentro tutti. Terroni, Polentoni, Leghisti e Meridionalisti. Tutti a rischio. Tutti uguali.

Ma quanto è viva questa percezione di “uguaglianza” nella realtà quotidiana di chi vive fuori dai confini della Terra dei Fuochi? Per capirlo ho fatto un piccolo sondaggio in qualche supermercato, nelle mie rustiche, paciose, adottive terre. In modo infimo, ad alta voce, in modo che tutti mi sentissero e facessero domande. O almeno, così mi illudevo.
Siamo al confine tra Umbria e Toscana. Al Famila, gli addetti ai reparti orto-frutta accolgono con partecipazione le mie richieste. Da dove vengono i pomodori, i finocchi, i cavoli? Mi spiegano che per legge i fornitori sono obbligati a mostrare solo il paese di provenienza, Italia, Spagna. Sul lato delle cassette di frutta e ortaggi c’è un adesivo che, a volte, riporta la regione. Se questa però sia il luogo di coltivazione o la sede della ditta, non lo sanno.
Alla Conad mi guardano male. Sto forse dubitando della correttezza della procedura? A fatica ottengo la “tracciabilità”, il percorso nero su bianco del prodotto, dalla coltivazione alla vendita. L’addetta al reparto orto-frutta me la mette sotto il naso, “noi sappiamo esattamente da dove vengono i nostri prodotti!”. Già.
Alla Pam conoscono il problema, sono preoccupati, grati di poterne finalmente discutere. Confermano la tracciabilità, ma solo per i prodotti DOP. Per gli altri è zona grigia. E il controllo qualità? chiedo. Si fa per ogni lotto. Per esempio, ogni 100 litri di latte. Quindi, la mozzarella di Aversa sugli scaffali ha passato il controllo qualità. Non è tossica. Eh…
Quanta consapevolezza c’è in giro? Domando, circondata dai visi annoiati degli altri “utenti” in attesa di un servizio che ritarda a causa delle mie chiacchiere. Poca, dicono gli addetti con una punta di amarezza. Pochissima.
Al Caffè degli Artisti per un caffè, adocchio i panini al pomodoro e prosciutto sul bancone e, di colpo, realizzo l’immensità della catastrofe. Altro che supermercati. E i bar, i ristoranti, le salumerie, le pizzerie al taglio…? Come si affronta l’immensità?
Francesco e Salvatore, i gestori del bar, non si sorprendono quando chiedo dove comprano i pomodori. Deduco che sia perché hanno ricevuto parecchie domande in merito, ma mi sbaglio. Conoscono bene i fatti dell’immondizia d’oro per interesse personale e professionale. Li seguono dagli anni ’80, quando si cominciava a sentirne…il puzzo. Comprano i pomodori al mercato, alle 6 di mattina, da un produttore di Bolsena. L’olio e molti altri prodotti li comprano da aziende biologiche locali.
Alla Coop mi scontro con l’ostracismo e l’ignoranza, madre di tutti i mali. Signora! esclama annoiato il direttore, ma le pare che venderemmo cibi che fanno male? E poi che c’entra con noi la Terra dei Fuochi. È in Africa… Forse si riferisce alla Patagonia ma non lo saprò mai. E nemmeno lui. Il direttore.
E va bene. In fondo è solo uno su cinque, incluso il bar. Un piccolo respiro di sollievo me lo concedo. Una goccia nell’oceano, ma almeno la maggior parte degli addetti ai lavori è vigile, partecipe, consapevole.
I consumatori molto meno. Una signora mi guarda perplessa. Ma noi ci s’ha l’orticello, dice. Una ragazza incinta risponde brusca che allora che deve fare, non comprare più niente? È pur vero che io non sono nessuno. Anzi sì, sono una tizia che fa un sacco di domande e fa perdere un sacco di tempo. La curiosità, il dubbio non li sfiorano. O forse sì, ma è meglio non sapere.

DI ELDA CANNARSA 
fonte http://paralleloquarantuno.com/2013/10/18/qui-e-meglio-non-sapere-fin-dove-arriva-la-terra-dei-fuochi/

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