(Articolo pubblicato su Cronache di Napoli e Cronache di Caserta
domenica 13 ottobre 2013 )
Il riscatto della nostra terra campana verrà dal basso. Ancora una volta sarà il popolo, deluso e martoriato, a mettere fine allo scempio che, incredibilmente, ha avvelenato e continua ad avvelenare le nostre terre. Saranno soprattutto i giovani che, meglio degli altri, hanno compreso la portata enorme del dramma che ci affligge, a dare la spinta decisiva per il cambiamento. I giovani che meglio di tutti sanno osare e protestare. I nostri governanti finiranno per arrendersi alle loro denunce,alle loro grida, alle loro proposte. Verranno dopo. Verranno dietro. Li raggiungeranno ansimando. Sono soprattutto loro, i giovani delle nostre parrocchie, dei centri culturali e sportivi, delle associazioni di volontariato che hanno conservato l’indignazione e la speranza, ad aver compreso che la terra, l’acqua, l’aria sono la loro stessa vita. Ucciderli vuol dire suicidarsi. Sono loro, impauriti per un futuro che non conosce certezze, che si sbracciano le maniche e scendono in campo.
Sono sempre loro che sanno indignarsi davanti al sopruso e al saccheggio delle pubbliche risorse. Gli adulti, in particolare quelli che si sono assunti gli oneri e gli onori di governare un Paese bello e importante come il nostro, dovranno tenerli d’occhio. Per imparare da loro a interpretare la vita e governare seriamente. Tanti si sono ormai rasseganti, loro, i nostri ragazzi, no. Loro che domani andranno ad occupare i posti chiave nella società. Vedo, nonostante tutto, intorno a me tantissimi segnali di speranza. Le manifestazioni che si susseguono nei nostri paesi sono un esempio altissimo di civiltà. Non c’è paese in cui non nasce un Comitato per la tutela del territorio. I cortei si susseguono. Ad Acerra, a Giugliano, a Caivano. Ad Aversa, addirittura, sono scesi in piazza vestiti di nero per “celebrare il proprio funerale”. Una settimana fa una marea di persone ha attraversato la strada Provinciale Caivano – Aversa. Impressionanti erano le tantissime gigantografie di persone morte di cancro o di leucemia. In particolare quelle dei bambini portate dalle loro mamme. Un giovanissimo ufficiale, qualche giorno fa, mi confidava di essere preoccupato per i suoi bambini costretti a respirare, come tutti i nostri bambini, fumi velenosi. Davanti a me non c'era solo un uomo in uniforme, ma un papà seriamente angosciato. Ciò mi dà fiducia. Certo, sarà dura. Forze stupidamente e ottusamente avverse si alzano e si alzeranno ancora contro di noi. Eppure costoro non sanno che il nemico che credono di combattere, è l’amico più vero che mai hanno incontrato in questa vita. E’ l’eterna lotta tra il bene e il male.Tra chi desidera e si impegna perché la sua terra possa riconquistare un pizzico di pace e di bellezza e chi, credendo di essere più furbo, per riempire le sue tasche, continua a imbruttire, affossare, derubare il mondo e i suoi stessi figli. Occorre essere preparati. La battaglia si presenta lunga e dura? La combatteremo. Il prezzo da pagare sarà alto? Lo pagheremo. È stato sempre così. Sarà così anche per noi. È la legge della vita. Quanto più prezioso e raro è l’oggetto da comprare, tanto più alto sarà il prezzo da pagare. Mai più permetteremo che le vittime di tanto scempio siano trattate da carnefici. Che al danno subito si aggiunga la beffa. La verità è che siamo stati ingannati. Non la monnezza della nonna, le bucce di banane e i gusci d’uova erano pericolosi, ma i rifiuti industriali altamente tossici e nocivi. Al popolo – ancora sovrano? – occorre dare risposte certe. La vecchia storiella che nella fascia di territorio a cavallo delle province di Napoli e Caserta si muore di cancro e di leucemia più che altrove, per colpa degli “ stili divita” ci fa più male di una picconata in testa. Occorrono studi seri? Si facciano. Se non è “ scientifico” dire che gli sversamenti scellerati di rifiuti industriali provochino il cancro, non lo è nemmeno affermare il contrario. In ballo, signori, ci sono valori altissimi come la giustizia, la pace, la salvaguardia del creato, la dignità della persona umana e la sua stessa sopravvivenza. Occorre essere felici di tanta mobilitazione. Non temerla. Non ignorarla. Non reprimerla. Questi giovani sono i diretti discendenti degli eroi della “ quattro giornate”. Come i loro antenati vogliono liberarsi dell’oppressore. Chiunque esso sia. Qualunque sia il nome dietro cui si nasconde.
Padre Maurizio PATRICIELLO
Sono sempre loro che sanno indignarsi davanti al sopruso e al saccheggio delle pubbliche risorse. Gli adulti, in particolare quelli che si sono assunti gli oneri e gli onori di governare un Paese bello e importante come il nostro, dovranno tenerli d’occhio. Per imparare da loro a interpretare la vita e governare seriamente. Tanti si sono ormai rasseganti, loro, i nostri ragazzi, no. Loro che domani andranno ad occupare i posti chiave nella società. Vedo, nonostante tutto, intorno a me tantissimi segnali di speranza. Le manifestazioni che si susseguono nei nostri paesi sono un esempio altissimo di civiltà. Non c’è paese in cui non nasce un Comitato per la tutela del territorio. I cortei si susseguono. Ad Acerra, a Giugliano, a Caivano. Ad Aversa, addirittura, sono scesi in piazza vestiti di nero per “celebrare il proprio funerale”. Una settimana fa una marea di persone ha attraversato la strada Provinciale Caivano – Aversa. Impressionanti erano le tantissime gigantografie di persone morte di cancro o di leucemia. In particolare quelle dei bambini portate dalle loro mamme. Un giovanissimo ufficiale, qualche giorno fa, mi confidava di essere preoccupato per i suoi bambini costretti a respirare, come tutti i nostri bambini, fumi velenosi. Davanti a me non c'era solo un uomo in uniforme, ma un papà seriamente angosciato. Ciò mi dà fiducia. Certo, sarà dura. Forze stupidamente e ottusamente avverse si alzano e si alzeranno ancora contro di noi. Eppure costoro non sanno che il nemico che credono di combattere, è l’amico più vero che mai hanno incontrato in questa vita. E’ l’eterna lotta tra il bene e il male.Tra chi desidera e si impegna perché la sua terra possa riconquistare un pizzico di pace e di bellezza e chi, credendo di essere più furbo, per riempire le sue tasche, continua a imbruttire, affossare, derubare il mondo e i suoi stessi figli. Occorre essere preparati. La battaglia si presenta lunga e dura? La combatteremo. Il prezzo da pagare sarà alto? Lo pagheremo. È stato sempre così. Sarà così anche per noi. È la legge della vita. Quanto più prezioso e raro è l’oggetto da comprare, tanto più alto sarà il prezzo da pagare. Mai più permetteremo che le vittime di tanto scempio siano trattate da carnefici. Che al danno subito si aggiunga la beffa. La verità è che siamo stati ingannati. Non la monnezza della nonna, le bucce di banane e i gusci d’uova erano pericolosi, ma i rifiuti industriali altamente tossici e nocivi. Al popolo – ancora sovrano? – occorre dare risposte certe. La vecchia storiella che nella fascia di territorio a cavallo delle province di Napoli e Caserta si muore di cancro e di leucemia più che altrove, per colpa degli “ stili divita” ci fa più male di una picconata in testa. Occorrono studi seri? Si facciano. Se non è “ scientifico” dire che gli sversamenti scellerati di rifiuti industriali provochino il cancro, non lo è nemmeno affermare il contrario. In ballo, signori, ci sono valori altissimi come la giustizia, la pace, la salvaguardia del creato, la dignità della persona umana e la sua stessa sopravvivenza. Occorre essere felici di tanta mobilitazione. Non temerla. Non ignorarla. Non reprimerla. Questi giovani sono i diretti discendenti degli eroi della “ quattro giornate”. Come i loro antenati vogliono liberarsi dell’oppressore. Chiunque esso sia. Qualunque sia il nome dietro cui si nasconde.
Padre Maurizio PATRICIELLO
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