domenica 20 ottobre 2013

I NAPOLETANI SI RIBELLANO AI SOPRUSI

( Articolo pubblicato su Avveniredomenica 29 settembre 2013 )

Sono passato 70 anni da quando i napoletani,stanchi e avviliti dall’oppressione tedesca, insorsero liberando la città. Ieri il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nella stupenda e austera sala dei baroni del Maschio Angioino, ha reso omaggio agli eroi delle“  quattro giornate”. Molto bello il passaggio sull’unità del nostro Paese, che rifugge dagli stereotipi di un nordvirtuoso e un sud “ zavorra, palla al piede”. Tra gli invitati ci sono anch’io. Ho un compito da svolgere. Ho promesso alle
“mamme delle cartoline”, le undici signore ritratte con in braccio la foto del loro bambino morto di cancro o di leucemia, di consegnare  personalmente nelle mani del Presidente i loro appelli.  Non è facile avvicinare il Presidente. La cerimonia procede secondo il protocollo. Ascolto con interesse gli interventi. Siamo fieri del nostro popolo. Quando sente forte la sete di democrazia. Quando sconfigge il sopruso. Il Presidente esalta l’eroismo dei napoletani. No, non sono stati, come con tanta superficialità è stato detto a volte,  pochi “ scugnizzi”.Assolutamente.
È stato il popolo a ribellarsi. È facile mettere a tacere un uomo. Lo si è fatto tante volte. Succederà ancora. Basta un colpo di pistola, o  una semplice calunnia. Il popolo, no. Quando un popolo, stanco di essere vessato, insorge, sprigiona una forza che fa paura.Napolitano elogia i nostri antenati. Chiunque ruba dignità e libertà al popolo è un nemico e come tale deve essere trattato. Guai alla rassegnazione. Guai ai pusillanimi. Ogni Paese ha i suoi eroi. La Chiesa ha i suoi martiri. Eppure sarebbe tanto bello assolvere al compito che Dio ci ha dato senza dover essere eroi; e accedere alla santità senza la palma del martirio.  Perché sia l’eroe che il martire stanno a dire che qualcuno non si è comportato da uomo.Per ogni martire, infatti, c’è un carnefice. Gli eroi vanno commemorati. I martiri celebrati. Occorre però non cedere alla retorica. Sarebbe insopportabile. Vogliamo commemorare i morti senza dimenticare i vivi. Venerdì a Giugliano, migliaia di giovani sono scesi per le strade, hanno invaso le piazze per gridare al mondo lo scempio immane della loro terra. Pochi giorni prima una folla immensa protestò ad Acerra. Ieri  si sono dati appuntamento a Casal di Principe. Sta accadendo qualcosa di meraviglioso. Il popolo alza la testa. Proteste civilissime. Senza il minimo incidente. Non vogliono niente. Non pretendono niente. Non fanno che appellarsi alla Costituzione. La nostra benedetta Carta, costata sudore e sangue ai nostri antenati. I loro cortei sono la dichiarazione più vera dell’ orgoglio di essere italiani. Italiani che credono ancora alla forza della parola e della volontà.Dell’intelligenza e dell’ onestà. Questi giovani non irridono l’ autorità costituita. Non la sfidano. Assolutamente. Al contrario. Vogliono che essa eserciti tutto il suo potere perché il Paese possa camminare con più lena e trasparenza. Perché faccia di tutto per superare gli “ orribili fossati” tra un Nord ricco e opulento e un Sud povero e bistrattato. I poveri hanno pagato,pagano e sempre pagheranno il prezzo più alto per il tradimento di chiunque non fa il suo dovere. Il modo più bello per ricordare alle giovani generazioni i loro eroi è quello di imitarli. Non solo, ma riconoscere e coltivare la sete di legalità e di giustizia. Noi vogliamo inchinarci davanti alle lapidi dei nostri eroi. Vogliamo tramandarne la memoria. Ma allo stesso tempo pretendiamo che ai vivi venga dato ascolto,libertà, attenzione. Se nella “ terra dei fuochi” si muore di cancro e di leucemia in misura anomala e dolorosa; se gli abitanti di quelle terre gridano la loro paura e la loro angoscia,ebbene costoro sono sentinelle preziose. Le “ mamme delle cartoline” di oggi sono delle eroine come quelle del passato. Occorre ascoltarle. Perché la morte dei loro figli non sia vana.  Chi ci governa deve evitare di minimizzare il danno e resistere alla tentazione di lasciare la palla a chi viene dopo. Virilmente, invece, deve rimboccarsi lemaniche e fare il proprio dovere. Senza eroismi. Solo il proprio dovere.
Padre Maurizio PATRICIELLO

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