Nuova bufera sull’Arpac, agenzia regionale per la protezione ambientale in Campania. Non solo per la rilevanza delle analisi da svolgere sui terreni inquinati nell’ambito della querelle Terra dei fuochi, ma anche per la legittimità dell’incarico affidato dalla Regione al direttore Antonio Episcopo. A sollevare dubbi su possibili danni erariali causati alle casse della Regione, la mancata decadenza dello stesso Episcopo dal ruolo di direttore generale dell’Arpac. In queste ore di accesa polemica civica e istituzionale sul rischio biocidio, è tornato di grande attualità l’esposto-denuncia presentato dai consiglieri Pd Lello Topo e Tonino Amato alla Corte dei Conti, ma anche al governatore Caldoro oltre che al Ministero dell’Ambiente e persino al commissario di Letta a cui è affidato il compito di provvedere alla spending review. Si sostiene infatti che dopo la cessazione dal servizio il 1 ottobre 2012 “avendo Episcopo maturato il requisito contributivo per la pensione di anzianità” gli è stata conferita la pensione e che quindi ai sensi della legge 23/12/1994 “non gli poteva essere conferito incarico di consulenza o collaborazione da parte dell’amministrazione di provenienza con cui ha avuto rapporti nei cinque anni precedenti a quello della cessazione dal servizio”.
Tale ostacolo normativo avrebbe prodotto un motivo di incompatibilità e quindi avrebbe dovuto comportare automaticamente la decadenza. Ma lo scorso 15 aprile è stato conferito l’incarico a Episcopo. Nel frattempo l’Avvocatura della Regione, interpellata per esprimere un parere tecnico in merito, ha evidenziato che c’è motivo di incompatibilità e che la Regione stessa avrebbe dovuto procedere a farlo decadere. “Il titolo legittimante la corresponsione degli emolumenti viene al momento del verificarsi della causa di incompatibilità e che il recupero di somme erogate indebitamente dalla Pa ai propri dipendenti ha carattere di doverosità costituendo esercizio di vero e proprio diritto soggettivo a carattere patrimoniale”, si legge nel parere espresso dai legali di Palazzo S.Lucia. Secondo Topo e Amato “ciò fa configurare un’ipotesi di danno erariale”. Una polemica di natura politica, ma che rischia di avere inevitabili effetti anche sui controlli effettuati dall’Arpac, che deve sempre più rappresentare simbolo di garanzia e imparzialità.
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