( Lettera pubblicata su Avvenire venerdì 22 novembre 2013 )
Gentile signora ministro De Girolamo,
scrivo a lei per diversi motivi. Il primo è perché pur essendo come me figlia della Campania, sono certo che più di me ha a cuore la sorte della terra che ci ha visto nascere. Poi penso che le tristissime notizie di terreni sequestrati, di coltivazioni inibite, di contadini allo stremo nel Napoletano e nel Casertano l’avranno seriamente preoccupata. Avrà saputo, signora Ministro, che sabato scorso, a Napoli, più di centomila persone, sfidando la pioggia fitta, hanno voluto sfilare e gridare dolore e disperazione per la situazione ambientale che sono costrette a sopportare. Io ero in mezzo alla mia gente. Per niente al mondo avrei rinunciato a esserci. Tutto è andato per il meglio. Non uno spintone. Non un tafferuglio. Non un incidente. Solo tanta rabbia e tanta sofferenza. La gente, signora Ministro, è stanca. Glielo leggo in volto.
Me lo confidano in tutti i modi. Ogni giorno ricevo centinaia di messaggi di persone ammalate. Di mamme intimorite. Di bambini orfani. Ormai non si può far finta di non vedere. Indietro non si torna. Ho saputo della decisone del governo di mandare l’esercito nella nostra zona. So che tantissima gente non è d’accordo. Le esperienze passate a riguardo sono state traumatizzanti. Non poche volte coloro che manifestavano per i loro diritti negati, sono stati intimoriti e allontanati proprio dall’esercito. So, però, che lei ha detto chiaramente di non voler “militarizzare” ma tenere “sotto controllo” il territorio. Se ho ben capito, i militari, dovremo trovarli nelle campagne a rischio e sotto i cavalcavia per scoraggiare gli stolti che ancora continuano imperterriti a sversare e incenerire. Certo sarebbe stato meglio ricorrere alla videosorveglianza, non trova? I militari poi vanno via... Personalmente l’esercito non mi affascina né mi terrorizza. Le domande sono: con quali poteri viene? Che cosa potranno fare i militari? Fin dove potranno spingersi? E soprattutto: sapranno distinguere con certezza le vittime dai carnefici? Non le nascondo, signora ministro, che molti pensano che dietro all’esercito si celi qualche trucco, come nel passato. Lei lo sa, se c’è una cosa che manda in bestia la gente sono le menzogne da parte delle istituzioni. Diciamoci la verità: troppe fino a oggi gliene sono state raccontate. Troppe scelte scellerate sono state fatte sulla pelle dei cittadini. Non deve accadere più. Mai più. Perciò c’è bisogno di persone serie che ci mettano la faccia. Lei se la sente di metterci la sua bella e giovane faccia di donna campana? Non le viene chiesto poco, lo so bene. Al contrario, lei deve caricarsi sulle spalle errori politici, ignavie e imbrogli di tanti suoi vecchi colleghi. L’importante ruolo che riveste pretende che si faccia carico anche di peccati che hanno commesso altri prima di lei. Mi permetto – se me lo consente – di darle un suggerimento: perché non prova a proporre al capo del governo di convocare qui, a Caivano, in piena Terra dei fuochi, un Consiglio dei ministri? Il popolo apprezzerebbe molto lo sforzo e la vicinanza del governo. Il dramma che viviamo, purtroppo, è così vasto, serio e complesso che non riguarda questo o quel ministero, ma il governo nel suo insieme. La terra avvelenata avvelena l’uomo. Ne insidia la salute. Lo condanna a morte. Il colpevole deve essere condannato a pene severe e certe. I terreni debbono essere mappati e bonificati. I malati curati. Il popolo deve riacquistare fiducia nello Stato. Ecco, caro ministro De Girolamo, inviti i suoi colleghi a venire qua da noi. La nostra gente – lei la conosce bene – è pacifica e buona. Non c’è niente da temere. Dopo la protesta viene il tempo delle proposte. I vari comitati hanno lavorato tanto. Gratuitamente e con grande impegno. Hanno le idee chiare. Venite a dialogare con loro. Ascoltateli. In questi anni sono diventati più esperti di tanti responsabili della cosa pubblica. Ne guadagneremo tutti. Insieme cerchiamo di capire da dove conviene ricominciare. Dove è possibile arrivare. Potrebbe essere l’inizio di una vera pacificazione. Certo, occorre resistere alla tentazione di fare promesse che poi non saranno mantenute e dare, invece, scadenze certe su ciò che può essere realizzato. La manifestazione di sabato scorso è un momento di non ritorno. Un vero e proprio spartiacque. Un patrimonio da non disperdere. Ne approfitti il governo. Accolga l’invito e venga nella “ terra dei veleni” per dare un segnale certo di un cammino nuovo. La saluto e la ringrazio per l’attenzione.
Padre Maurizio Patriciello
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