NAPOLI. Una testimonianza chiave che apre una ipotesi inquietante sul traffico di rifiuti tossici in Campania: apparati dello Stato avrebbero coperto gli autori dello sversamento dei veleni nelle campagne aversane. Stavolta, la gola profonda non è un pentito di camorra, ma un sottufficiale della Guardia di Finanza, ora in pensione: Giuseppe Carione, che in tutti i modi, avrebbe cercato di fermare i camion della morte prima che interrassero le scorie. Ebbene, il maresciallo capo prima fu estromesso dal caso e poi, addirittura, trasferito. Quei veleni sono finiti sotto terra e a scoprirlo sono stati i carabinieri solo due anni dopo, quando il danno era stato fatto. Sul quel caso si è aperta una delle più importanti inchieste sul traffico illecito di rifiuti in Campania “Terra Madre”. Le dichiarazioni del maresciallo sono state depositate al Gip di Santa Maria Capua Vetere il 2 luglio scorso, sono tutte da verificare, ma si tratta di accuse gravissime. La premessa di Carione, fa tremare le vene ai polsi: la Finanza non avrebbe «mai represso» «un grosso traffico di rifiuti pericolosi smaltiti illecitamente nelle campagne tra Aversa e Lusciano», «riconducibile ai casalesi». Di quel traffico, non fu «mai informata l’Autorità giudiziaria».
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