Critiche al blitz di Caivano. “Se le analisi saranno negative mangeremo subito quella verdura”
giovedì 14 novembre 2013 - 14:31
“I nostri prodotti sono controllati come nessun altro; sono sottoposti a verifiche accuratissime. Non parte un tir se il suo contenuto non è stato sottoposto ad analisi. Ripeto, sono i prodotti più sicuri, come gli aerei dopo l’11 settembre.
Proprio in queste ore è stato firmato tra l’università di Agraria di Portici e le cooperative agricole un accordo per cui l’università mette a disposizione a un prezzo politico i suoi laboratori per effettuare analisi ancora più accurate sui prodotti”.
Fa il suo lavoro a tutela delle coltivazioni della Terra dei Fuochi e di tutta la Campania, il direttore della Coldiretti regionale Prisco Lucio Sorbo. Lo fa dopo l’ennesima operazione della Guardia Forestale, che ha portato a, a Caivano, al sequestro cautelativo di 43 ettari di campi e 13 pozzi. Un’enormità, che diventa ancora più enorme dato che si tratta di terreni in cui a coltivare erano aziende agricole regolarmente autorizzate. Che irrigavano, però, con acque risultate contaminate da elementi nocivi per la salute. Come il cloroformio, tanto per dirne uno.
Sulle coltivazioni campane si fa sempre più pesante la cappa di diffidenza, di sospetto, di paura. Giustificata, peraltro, dagli esiti delle indagini chimiche e dall’incessante lavoro della Forestale. E mentre in Parlamento si decide se mandare l’esercito per diciotto mesi a presidiare il territorio per arginare i roghi tossici, i cittadini continuano a vivere un incubo, e gli agricoltori certificati a subire una crisi del settore senza precedenti. E la Coldiretti, in concreto, che fa?
“Fino a ieri – spiega il direttore Sorbo – parlavamo di aree circoscritte, e c’era una distinzione netta tra le zone contaminate, dove per esempio sono stati trovati i rifiuti tossici tombati, e quelle che non lo erano. Oggi la situazione è cambiata, ma ribadisco e continuo a ribadire che i prodotti della Campania sono i più sicuri di tutti, oggi più che mai, visto l’intensificarsi dei controlli.”
Sicuri i prodotti irrigati con acque in cui è stata rilevata, tra l’altro la presenza di cloroformio e arsenico? Direttore, ma lei li farebbe mangiare ai suoi figli? “Non vedo perché no, se dovessero risultare non contaminati. Aspettiamo l’esito delle analisi che saranno effettuate su quei prodotti. Tra l’altro, erano stati proprio gli agricoltori di quei campi a fare dei prelievi ai pozzi e portarli ad analizzare in un laboratorio privato, con l’intento di dimostrare che la presenza di quei metalli è normale in un’area vulcanica. Siamo, inoltre, in assenza di una parametrazione relativa alle acque irrigue; quella che si applica è relativa alle acque potabili.”
Secondo il direttore della Coldiretti insomma quella degli agricoltori dei 13 campi sarebbe stato una sorta di harakiri; strano, in uno scenario dove a muoversi nella totalità dei casi sono sempre, in tandem, la magistratura e la Forestale.

Fa il suo lavoro a tutela delle coltivazioni della Terra dei Fuochi e di tutta la Campania, il direttore della Coldiretti regionale Prisco Lucio Sorbo. Lo fa dopo l’ennesima operazione della Guardia Forestale, che ha portato a, a Caivano, al sequestro cautelativo di 43 ettari di campi e 13 pozzi. Un’enormità, che diventa ancora più enorme dato che si tratta di terreni in cui a coltivare erano aziende agricole regolarmente autorizzate. Che irrigavano, però, con acque risultate contaminate da elementi nocivi per la salute. Come il cloroformio, tanto per dirne uno.
Sulle coltivazioni campane si fa sempre più pesante la cappa di diffidenza, di sospetto, di paura. Giustificata, peraltro, dagli esiti delle indagini chimiche e dall’incessante lavoro della Forestale. E mentre in Parlamento si decide se mandare l’esercito per diciotto mesi a presidiare il territorio per arginare i roghi tossici, i cittadini continuano a vivere un incubo, e gli agricoltori certificati a subire una crisi del settore senza precedenti. E la Coldiretti, in concreto, che fa?
“Fino a ieri – spiega il direttore Sorbo – parlavamo di aree circoscritte, e c’era una distinzione netta tra le zone contaminate, dove per esempio sono stati trovati i rifiuti tossici tombati, e quelle che non lo erano. Oggi la situazione è cambiata, ma ribadisco e continuo a ribadire che i prodotti della Campania sono i più sicuri di tutti, oggi più che mai, visto l’intensificarsi dei controlli.”
Sicuri i prodotti irrigati con acque in cui è stata rilevata, tra l’altro la presenza di cloroformio e arsenico? Direttore, ma lei li farebbe mangiare ai suoi figli? “Non vedo perché no, se dovessero risultare non contaminati. Aspettiamo l’esito delle analisi che saranno effettuate su quei prodotti. Tra l’altro, erano stati proprio gli agricoltori di quei campi a fare dei prelievi ai pozzi e portarli ad analizzare in un laboratorio privato, con l’intento di dimostrare che la presenza di quei metalli è normale in un’area vulcanica. Siamo, inoltre, in assenza di una parametrazione relativa alle acque irrigue; quella che si applica è relativa alle acque potabili.”
Secondo il direttore della Coldiretti insomma quella degli agricoltori dei 13 campi sarebbe stato una sorta di harakiri; strano, in uno scenario dove a muoversi nella totalità dei casi sono sempre, in tandem, la magistratura e la Forestale.
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